Prestazione terapia endovenosa (flebo): 35€
Prestazione cambio flebo: 20€
Cosa si intende per Fleboclisi?
La fleboclisi o anche detta terapia endovenosa, è un’infusione di sostanze liquide somministrate direttamente in una vena. Per svolgere quest’operazione si usa un dispositivo medico adatto alla somministrazione dei farmaci ed è costituito da un flacone, da un deflussore e da un ago. La terapia viene definita endovenosa proprio perché l’ago o il catetere sono posizionati all’interno della vena. La maggior parte dei sistemi di fleboclisi prevede la somministrazione di una soluzione o del medicinale attrverso una camera di gocciolamento, la quale impedisce all’aria di entrare nel flusso sanguigno, oltre a permettere di fare una stima del flusso di liquidi. Questa terapia si fa per correggere eventuali squilibri elettroliciti, per somministrare farmaci, per fare trasfusioni di sangue, per reidratare l’organismo o per rimpiazzare fluidi. Il vantaggio di questa terapia è dato dalla velocità di distribuzione del farmaco o del fluido per tutto il corpo.
Che cos’è la fleboclisi glucosata?
La fleboclisi glucosata è una soluzione che viene somministrata per via endovenosa e che ha al suo interno del glucosio. Serve per dare all’organismo acqua e zuccheri e ristabilire un equilibrio calorico. Normalmente viene indicata come terapia per controllare il livello di zuccheri nel sangue (ipoglicemia). Sul mercato esistono diverse soluzioni che hanno concentrazioni diverse, le quali danno un apporto di glucosio differente. Si parte infatti dalle soluzioni di Glucosata al 5% fino ad arrivare a soluzioni di Glucosata al 70% e hanno tutte un pH tra 3,5 e 6,5.
Questa terapia può essere fatta esclusivamente con l’uso di un catetere venoso e non può essere somministrata per via sottocutanea o intramuscolare.
Con i pazienti affetti da diabete mellito, onde evitare il rischio di iperglicemia, queste soluzioni vanno somministrate con attenzione e durante la somministrazione sempre monitorare il livello di glucosio nelle urine e nel sangue. È altresì importante tenere sotto controllo gli elettroliti nel sangue e nel caso correggere i disequilibri idrici ed elettrolitici.
Bisogna fare attenzione anche ai pazienti con insufficienza cardiaca o insufficienza renale, nei pazienti che già ricevono corticosteroidi poiché assumono farmaci che producono una minore tolleranza di glucidi con possibile comparsa di diabete mellito latente. In tutti questi casi è fondamentale monitorare con cura il paziente.
Flebo fisiologica, a cosa serve?
La soluzione fisilogica è un farmaco che può essere somministrato per via endovenosa, composto da acqua sterile e da sodio cloruro. È possibile trovarla i percentuali differenti, ma non esiste una dose consigliata, poiché può essere somministrata in dosi diverse a seconda del peso, dell’età, delle condizioni cliniche e a diversi altri fattori, i quali determinano anche la velocità di infusione.
Può avere qualche effetto indesiderato come febbre, infezioni nel punto di inserzione, trombosi e flebite e va somministrata con molta attenzione nei pazienti che soffrono di ipertensione, di insufficienza cardiaca, di edema periferico o polmonare, nei pazienti con ridotta funzionalità renale o che soffrono di ritenzione di sodio.
Come si prepara una flebo?
Per posizionare la flebo è necessario l’intervento di un professionista. La prima cosa da fare è inserire la flebo nell’avambraccio individuando la vena corretta, operazione che viene eseguita con l’ausilio di un laccio emostatico che evidenzia in che punto inserire l’ago o l’agucanula. La sola figura che può svolgere questa operazione è un infermiere, il quale si occupa oltre che di posizionare la flebo, anche di controllarla e sistemarla. È proprio l’infermiere che individua la vena, in genere sul braccio sinistro e definisce anche il corretto flusso di liquido che dovrà essere immesso nel corpo del paziente. La velocità del flusso è tenuta sotto controllo tramite il gocciolatoio o da una leva posta sul deflussore della flebo. È altresì fondamentale controllare l’eventuale presenza di bolle del tubo, operazione che viene eseguita dall’infermiere il quale dopo aver inserito il tubo nella sacca o nella boccetta, srotola il tubo per verificare la presenza di camere d’aria mobili.
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