Sono da sempre convinta che la presenza di un assistente familiare a supporto di una persona anziana, malata o non autosufficiente, sia essa a domicilio o presso una struttura di qualsiasi genere, abbia come primo e fondamentale scopo quello di migliorare la condizione dell’assistito.
Le azioni che un assistente familiare può compiere per ottenere questo risultato sono numerose e riguardano vari livelli e ambiti.
In questo quadro generale, riferito al benessere delle persone che assistiamo, è inevitabile affrontare il tema delle cadute, argomento di grande importanza soprattutto per i pazienti anziani, che da esse possono venire seriamente e permanentemente danneggiati.
Le cadute sono insidiose, anche più di quanto si possa pensare trascurandone gli aspetti psicologici ad esse correlati e la ridotta capacità di ripresa dovuta all’età e/o ad una condizione fisica già compromessa.
Cadute che intervengano su pazienti fragili o pazienti complessi, infatti, hanno un peso sicuramente più elevato di una caduta occorsa ad una persona adulta sana. Pertanto è bene evitare di trattarle con leggerezza o di sottovalutarle.
Perché è così importante considerare il tema delle cadute in ambito socio assistenziale?
Per gli anziani le cadute sono uno dei principali rischi, sia in ambito domestico sia in ambito ospedaliero, e, nel caso di pazienti che vivono a domicilio, rappresentano una frequente causa di istituzionalizzazione. Spesso dopo una caduta interviene una condizione di non autosufficienza, di disabilità e, in alcuni casi, di morte.
Un paziente che sperimenta una o più cadute nel corso della sua storia clinica vede aumentare la sua condizione di fragilità e spesso sperimenta un declino delle funzioni corporee. Tutto questo ha ulteriori conseguenze nella riduzione delle attività fisiche e sociali e nell’aumento di condizioni psicologiche negative, come gli stati depressivi, la diminuzione della motivazione e l’isolamento.
E’ possibile comprendere se un paziente è a rischio caduta?
Esistono diversi fattori che è possibile prendere in considerazione per stabilire se un paziente è a rischio cadute ed il relativo livello di rischio.
I fattori concorrenti possono essere legati alla persona, come nel caso delle alterazioni corporee, oppure all’ambiente, alle circostanze ed alla rete sociale.
La multifattorietà in base alla quale è possibile stabilire se un paziente è a rischio cadute oppure no e quanto sia elevato il rischio di cui si parla rende auspicabile la valutazione da parte di uno specialista che, grazie ad una accurata una consulenza assistenziale, possa verificare e definire se e quanto una persona sia effettivamente a rischio.
7 Indicatori per definire il rischio di caduta di un paziente
In linea generale, ecco gli elementi da considerare per definire il rischio di caduta:
- eventuali cadute avvenute negli ultimi tre mesi,
- presenza di vertigini o capogiri,
- incontinenza urinaria e/o fecale,
- deterioramento cognitivo,
- deterioramento dell’andatura di marcia,
- presenza di stati di agitazione fisica e/o mentale,
- perdita o diminuzione del senso del pericolo.
E’ possibile prevedere le cadute in modo da evitarle?
Si, esistono cadute evitabili. Se classifichiamo le cadute in prevedibili, non prevedibili ed accidentali, possiamo affermare che le prime due possono essere evitate!
Le cadute prevedibili sono quelle in cui incappano i pazienti a rischio caduta, in questo caso sarà possibile evitare l’evento avverso predisponendo azioni atte a prevenirlo.
Nel caso di persona claudicante, ad esempio, che continui a mantenere una casa inidonea ad ospitare persone con difficoltà motorie (tappeti, disordine che ostruisce i passaggi, disposizione di mobili che complica i movimenti, sono solo alcuni esempi di condizioni che aumentano i rischi di cadute e rendono queste ultime prevedibili) sarà possibile intervenire risistemando gli spazi per renderli sicuri.
Anche cadute non prevedibili possono essere evitate. Si tratta di quelle cadute che spesso avvengono in pazienti a rischio sebbene senza deficit cognitivi.
In questi casi, purtroppo, i pazienti spesso cadono perché disattendono le indicazioni di sicurezza che vengono fornite loro dal personale sanitario e/o dai caregivers familiari. La buona notizia è che queste cadute sono facilmente evitabili se il paziente semplicemente si mantiene in sicurezza, evitando comportamenti pericolosi per la propria e l’altrui incolumità. Esempi di comportamenti virtuosi sono indossare calzature idonee, evitare movimenti bruschi alzandosi e sedendosi, lasciarsi accompagnare durante gli spostamenti (soprattutto in momenti in cui si può essere confusi o disorientati, come nel caso del bisogno di diuresi notturna).
Le cadute accidentali, infine, sono quelle non prevedibili, che dipendono dalla fatalità o da fattori ambientali e, di conseguenza, difficilmente evitabili in anticipo.
Come prevenire le cadute degli anziani?
La prima e più virtuosa misura di prevenzione delle cadute consiste certamente nel condurre una vita sana ed attiva, in relazione al proprio stato di salute.
Continuare a muoversi e, laddove possibile, a svolgere attività fisica, in modo compatibile alla propria età ed alla propria situazione sanitaria e di vita, consente di mantenere un corpo funzionante, di conservare nel miglior modo possibile ossatura e muscolatura, contribuendo al proprio benessere e preservando le capacità di equilibrio e di coordinamento dei movimenti.
Per questo motivo, ad esempio, suggerisco sempre a tutti i miei pazienti anziani di richiedere una consulenza ad un osteopata specializzato nel trattamento dei pazienti in età geriatrica e in osteopatia geriatrica. Le difficoltà di movimento di molti anziani li inducono a muoversi sempre di meno, facendoli cadere in un circolo vizioso che ha conseguenze peggiorative per la qualità della vita loro e dei loro familiari.
La vera utilità di una consulenza specialistica consiste nel prevenire e, quindi, evitare che l’evento avverso si verifichi. Se un osteopata (lo stesso dicasi per un fisioterapista) può, grazie ad una visita periodica di prevenzione, migliorare la postura, dare dei suggerimenti circa l’andatura, verificare la camminata e l’appoggio dei piedi, trattare eventuali situazioni disfunzionali ed evitare in questo modo che l’incidente si verifichi, grazie al suo lavoro preventivo, può essere meglio della situazione in cui si debba correre ai ripari attraverso un trattamento terapeutico riabilitativo? Io sono certa di si! Pensate a quante difficoltà in meno si troverebbero ad affrontare il paziente e la sua famiglia! Assistere un paziente ancora attivo ed in grado di adempiere autonomamente alle proprie attività quotidiane di base, infatti, è cosa assai diversa dal prendersi cura di una persona allettata e non autosufficiente, sia in termini di impegno richiesto sia in termini di costi.
Le raccomandazioni da parte del personale specializzato, dei caregivers professionali e dei familiari sono un altro importante e imprescindibile mezzo di prevenzione delle cadute. Ricordare costantemente le misure di sicurezza, soprattutto nel caso di pazienti con deficit cognitivi o confusi o disorientati è di fondamentale importanza per ridurre il rischio di incidenti.
In caso di presenza di assistente familiare, poi, quest’ultimo è tenuto a prestare attenzione ad eventuali episodi di ipotensione ortostatica o postulare, vigilare sul paziente durante gli spostamenti ed i cambi postulali, verificare che le calzature indossate dall’assistito siano idonee, utilizzare gli ausili solo se in ottimo stato e funzionanti, suggerire l’intervento di un fisioterapista se assente e lavorare in team se presente, controllare l’altezza del letto e mantenere l’ambiente ordinato.
Qualora il paziente assuma farmaci anche questo diventa un elemento di attenzione nella prevenzione delle cadute. E’ possibile, infatti, che il farmaco prescritto presenti effetti collaterali che possono predisporre condizioni favorevoli per le cadute (come le medicine che danno sonnolenza) oppure possiamo trovarci in presenza di un paziente sottoposto a polifarmacoterapia. In quest’ultimo caso il paziente è ritenuto sempre a rischio caduta, a prescindere dagli effetti collaterali dei singoli medicinali, e quindi necessita di essere monitorato rispetto ad esso.
Anche la gestione della paura di cadere rientra tra le misure di prevenzione di cui ci stiamo occupando. Infatti, abbiamo detto che una delle principali cause di caduta è la paura stessa di cadere, che rende incerti i movimenti e li diminuisce. Per questo motivo è fondamentale gestire questi aspetti anche da un punto di vista psicologico e motivare il paziente a condurre una vita attiva.
Perché è così importante prevenire le cadute?
Ciò che si è osservato è che i pazienti che cadono rappresentano un rischio elevato di cadere nuovamente entro un anno. Essi iniziano a mostrare maggiori tratti di fragilità psicologica, tendendo a diminuire le loro attività quotidiane per “paura di cadere”. In questo modo, purtroppo, peggiorano ulteriormente la situazione e, paradossalmente, anche il rischio di caduta stesso, causandosi una diminuzione delle funzionalità residue.
Quali sono le possibili conseguenze di una caduta per una persona anziana?
Le conseguenze di una o più cadute, abbiano detto, possono essere sia fisiche sia psicologiche ed entrambe si influenzano a vicenda, conducendo il paziente verso un pericoloso circolo vizioso. Per questo motivo è così tanto importante concentrarsi su una corretta e virtuosa educazione alla prevenzione delle cadute e ad un approccio attivo alla propria condizione.
La soluzione, dunque, è da ricercare nella fiducia in se stessi e nei propri mezzi, continuando a svolgere le normali attività di vita quotidiana con lo scopo, come sosteneva Rita Levi Montalcini, di “aggiungere più vita ai giorni e non più giorni alla vita”. Paradossalmente, la soluzione per una diminuzione reale ed effettiva del rischio di caduta consiste nel vivere il più attivamente possibile senza timori!